Capire come approcciarsi alle certificazioni ESG è di estrema importanza, in particolar modo per l'oculatezza e correttezza richiesta da investimenti così strategici. Questo articolo nasce proprio per aiutare imprenditori, dirigenti e responsabili a capire l'ABC delle certificazioni ESG.
PS (Pre-Scriptum): se scorri in fondo all'articolo avrai la possibilità di iscriverti al nostro video-podcast su YouTube. Sono consulenze gratuite, approfittane!
1. Analisi del contesto
Valuteremo assieme le principali certificazioni ESG che analizzano l'impronta (o "footprint" in inglese). Innanzitutto si tratta di certificazioni estremamente tecniche, in cui è fondamentale la conoscenza della matematica della chimica e della biologia. Quindi il consulente deve necessariamente essere ben preparato e qualificato .
In secondo luogo, le cosiddette "footprint" possono essere suddivise in due grandi famiglie, in funzione dell'oggetto di valutazione di analisi:
l'organizzazione, allora la corrispondente certificazione è:
il Sistema Gestione Inventario Gas Effetto Serra, secondo la norma UNI EN ISO 14064-1 (molto innovativa è la ISO 14064-2, ma la analizzeremo nelle prossime settimane)
il prodotto, allora le corrispondenti certificazione sono:
analisi LCA (Life Cycle Assessment) secondo la norma UNI EN ISO 14040
Carbon footprint secondo la UNI EN ISO 14067.
Vediamo queste tre certificazioni (Sistema Gestione Inventario Gas Effetto Serra, analisi LCA e Carbon footprint di prodotto) nello specifico.
2. Sistema Gestione Inventario Gas Effetto Serra
La norma è stata emessa molto recentemente: nel 2019.
A chi si rivolge
La norma si rivolge a organizzazioni (aziende, holding, gruppi aziendali, cooperative, enti, governi, ecc), e permette di rendicontare un inventario dei gas effetto serra (alle volte noto come con l'acronimo inglese GHG: Green House Gasses).
Caratterizzazione dell'inventario
Si definisce il periodo (l'anno di riferimento) e il confine (tutta l'organizzazione o una sua specifica porzione).
Cosa e quali sono i gas effetto serra
anidride carbonica CO2
metano CH4
protossido di azoto N2O
idrofluocarburi HFC
perfluorocarburi PFC
esafluoruro di zolfo SF6.
Si tratta, in altre parole, di tutti i gas contenuti nel protocollo di Kyoto i quali, contribuiscono complessivamente al fenomeno del riscaldamento climatico globale.
Raccolta dati
La rendicontazione permette di identificare le fonti di emissioni di gas effetto serra e raggrupparle nelle seguenti sei categorie:
Categoria 1: emissioni dirette, ovvero quelle derivanti dalle installazioni presenti all'interno del proprio confine organizzativo, come ad esempio: emissioni provenienti da caldaie, climatizzazione degli uffici, processi produttivi aziendali
Categoria 2: emissioni indirette, si tratta delle emissioni provenienti dalla generazione di elettricità, calore e vapore importati e consumati all'interno dell'organizzazione
Categoria 3: emissioni indirette correlate ai trasporti logistici
Categoria 4: emissioni indirette provenienti dai prodotti dell'organizzazione
Categoria 5: emissioni indirette associate all'uso dei prodotti dell'organizzazione
Categoria 6: emissioni indirette derivanti dalle sorgenti
Quantificazione
Mappate e definite le fonti di emissione, si procede con la vera e propria quantificazione dell’anidride carbonica equivalente emessa dalle attività aziendali. I documenti core di questa fase sono l’inventario GHG ed il Rapporto di Emissione GHG.
2. Analisi LCA
A chi si rivolge
Il Life Cycle Assessment (LCA) fa riferimento alla norma UNI EN ISO 14040. Si tratta di uno strumento di analisi dei prodotti e/o dei servizi che prende in considerazione l'impronta (o footprint) di ogni fase di vita del prodotto/servizio, non solo in termini di emissioni di gas effetto serra.
Tipicamente le fasi del ciclo di vita, nell'analisi LCA, comprendono:
l’estrazione delle materie prime
il trasporto delle materie prime o semilavorati
la lavorazione dei materiali
la fabbricazione del prodotto (o l'erogazione del servizio)
la distribuzione del prodotto/servizio
l’utilizzo del prodotto/servizio da parte del consumatore
lo scenario di fine vita (es. smaltimento).
Confine del sistema
La definizione del confine del sistema prevede l’individuazione delle fasi e dei processi da includere nell’analisi LCA. Infatti, analisi sullo stesso sistema svolte con confine differente conducono a risultati diversi e non confrontabili.
Ecco i possibili confini del sistema per una corretta analisi LCA:
tipicamente le fasi del ciclo di vita, nell'analisi LCA, comprendono tutte le fasi di ciclo di vita. Questo tipo di approccio si definisce dalla culla alla tomba (in inglese cradle-to-grave):
l’estrazione delle materie prime
il trasporto delle materie prime o semilavorati
la lavorazione dei materiali
la fabbricazione del prodotto (o l'erogazione del servizio)
la distribuzione del prodotto/servizio
l’utilizzo del prodotto/servizio da parte del consumatore
lo scenario di fine vita (es. smaltimento)
sono possibili tuttavia diversi approcci che escludono determinate fasi:
analisi dalla culla al cancello (in inglese cradle-to-gate) che si concludono con l’ottenimento di un prodotto
analisi dal cancello al cancello (in inglese gate-to-gate) relative al solo processo produttivo.
Raccolta dati
Le implicazioni ambientali coprono tutti i tipi di impatto sull’ambiente, come:
il consumo di risorse
il consumo di energia
le emissioni di CO2
le emissioni di acqua
l’emissione di sostanze pericolose
ecc.
Analisi di inventario
La fase di analisi di inventario prevede la raccolta e l’acquisizione dei dati e la conseguente modellizzazione del sistema oggetto di analisi da svolgere in accordo con quanto definito nella fase precedente. È tipicamente la fase che richiede i maggiori sforzi di tutta l’analisi. Questa fase include inoltre la risoluzione dei casi di multifunzionalità del sistema.
Per tutti i processi inclusi nel confine del sistema è necessario raccogliere i dati relativi a:
flussi elementari in ingresso e in uscita (risorse ed emissioni)
flussi di prodotto in ingresso e in uscita (beni e servizi)
flussi di rifiuti (acque reflue, rifiuti solidi e liquidi).
Si ottiene quindi un diagramma di flusso che è un modello matematico della realtà, che rappresenta gli scambi tra i singoli processi all’interno del confine del sistema. Si calcolano quindi i risultati dell’analisi di inventario ovvero la combinazione di tutti gli input e gli output. Per svolgere questa modellazione è necessario ricorrere all'utilizzo di software specifici.
Valutazione degli impatti
Le informazioni ottenute dall’analisi di inventario costituiscono la base di partenza per la fase di valutazione degli impatti ovvero dei danni potenziali sulla salute umana e sull’ambiente associati ai consumi di risorse e di energia e ai rilasci nell’ambiente documentati nell’analisi di inventario stessa. La valutazione degli impatti si compone di due fasi obbligatorie e tre opzionali:
classificazione (obbligatoria)
caratterizzazione (obbligatoria)
normalizzazione (opzionale)
raggruppamento (opzionale)
pesatura (opzionale).
Interpretazione
Questa fase è il momento in cui realizzare una correlazione tra i risultati dell’analisi di inventario e della valutazione degli impatti per proporre utili raccomandazioni in conformità con gli scopi e gli obiettivi dello studio.
3. Carbon footprint di prodotto
La carbon footprint di prodotto secondo la norma UNI EN ISO 14067 misura le emissioni allocate in un prodotto/servizio. Pertanto è anche definibile come:
il Sistema Inventario Gas Effetto Serra applicato non più a una organizzazione, ma a un prodotto/servizio
una quota parte delle analisi LCA, nella specifico le implicazioni ambientali coprono esclusivamente le emissioni di CO2.
4. Video-podcast
Se questi temi ti interessano, approfitta del nostro nuovo canale YouTube, in cui vi regaliamo una manciata di minuti di consulenza ESG. Approfittane!